APPROCCIO MCS – Entrare con la chiave giusta per aprire tutte le porte

mente e corpo

CORPO MENTE E SPIRITO, vale la pena osservarli insieme per decidere qual è la chiave che apre il castello.

Ho l’ansia, sempre, dormo poco e male, ho un mal di testa che mi colpisce almeno per la metà del mese.

Un pensiero fisso nella mente e l’impressione di non essere perfettamente a posto, in asse.

Le spalle mi fanno male e un macigno alla bocca dello stomaco spesso mi blocca il respiro, mi piega in due.

Quante volte abbiamo sentito queste parole, quante volte la sofferenza della persona che ha perso momentaneamente “la retta via”, “la via del benessere” sembra non lasciare spazio a nessuna possibile prospettiva od orizzonte?

In realtà non è proprio così, ogni essere umano ha una propria personale porta di accesso al castello interiore: cercare e trovare quella porta apre all’opportunità di ricominciare a far entrare luce e agio nella propria vita.

La domanda che ognuno può porsi è “qual è la mia chiave?” come faccio a capire in che modo far entrare luce dentro di me?

mente corpo spiritoÈ possibile rispondere a questa domanda?

Un professionista può e sa farlo, ha gli strumenti adatti a capire come entrare dal portone principale e stimolare nel cliente successivamente l’apertura di tutte le sue porte interiori in modo da generare un equilibrio complessivo dell’essere.

Una chiave di lettura la si può individuare attraverso lo strumento del corpo.

Lo shiatsu, per esempio, mira a liberare i canali vitali, a lasciare fluire l’energia per sentire il corpo. Il setting di una seduta offre alla persona la possibilità di rilassarsi, aprirsi, alleggerire la mente, tutto questo consente all’emozione di emergere, di trovare spazio di movimento e riconoscimento.

Una seconda chiave la si può individuare attraverso un approccio meditativo, ad esempio: generare uno spazio calmo, stimolare una mente rilassata, lasciare che si crei spazio adatto per la chiarezza mentale in modo da processare i pensieri, “mettere distanza dalle emozioni” e fare luce su ciò che interrompe lo stato di benessere.

Ma anche utilizzare un approccio attraverso la parola, la voce, la riflessione e l’analisi.

Il counselor (e/o quando necessario lo psicoterapeuta) accoglie, sostiene, ascolta, lasciando uno spazio completo di espressione, per permettere all’individuo di riconoscere e far emergere le proprie le risorse interiori.

Per meglio spiegare queste tre modalità di lettura, o meglio per individuare questi tre tipi differenti di chiavi, possiamo raccontare tre piccole storie di vita vissuta: stesse problematiche affrontate con approcci differenti che hanno aperto nuovi percorsi e altri orizzonti.

Si può osservare la storia di Filippo come simbolica per la chiave di accesso al corpo.

Fin da subito, il lavoro con Filippo è partito dal corpo: un trattamento shiatsu ogni 15 giorni.

Lamentava uno stato di tensione costante a livello delle spalle, collo e un dolore “come un chiodo piantato” dietro al dorso. Ha iniziato così un ciclo di trattamenti per allentare questo fastidio fisico, tutto questo gli ha consentito lentamente di lasciare andare la necessità di controllo spasmodico che agiva in ogni settore e ambito della sua vita. Quando finalmente la tensione fisica si è alleggerita notevolmente, Filippo ha potuto cominciare a osservare quale altra strada poteva percorrere per lasciare andare il controllo nella sua vita, è arrivato a capire, attraverso la meditazione, che si può imparare a essere presente, a individuare lo spazio per poter scegliere cosa, in fondo, è meglio per noi stessi.

Analizziamo la storia di Manuela come possibilità di accesso a noi stessi attraverso il comportamento.

Manuela aveva un costante bisogno di parlare, di dare seguito ai propri pensieri con le parole parlate, espresse; la possibilità di avere uno “specchio” di fronte a sé: una persona che semplicemente la ascoltava con empatia le ha consentito di osservarsi dall’esterno, di mettere in ordine.

Attraverso l’ascolto esterno Manuela ha cominciato a fidarsi prima di tutto di sé stessa, si è sentita al sicuro e si è data, quindi, il permesso di poter chiudere gli occhi per andare in spazi più interni che non aveva voglia prima di perlustrare. Guardando dentro di sé, pian piano ha abbandonato la mera parola parlata e si è immersa nella parola interiore per finalmente darsi la possibilità, attraverso la meditazione, di andare nel buio degli occhi chiusi per scoprire invece sentieri di luce. Oggi Manuela ha riscoperto anche il piacere del suo corpo, della femminilità, il piacere di muoversi, sudare, sentirsi forte e stabile.

L’avere incontrato Clara e aver compreso di quale chiave avesse bisogno per trovare la sua porta nella vita è stato un viaggio interessante: “semplicemente” Clara aveva bisogno di capire, concretamente, il senso della vita e il proprio scopo nella vita.

Clara non è neofita di esperienze ad ampio raggio, è seguita da uno psicoterapeuta, ha fatto altri e tanti percorsi ma sente un’agitazione interiore che non la fa sentire mai pienamente soddisfatta.

L’unico ambiente nel quale si sente a suo agio è il lavoro, tutto il resto sembra non avere senso e significato. Si mette in gioco con umiltà e pazienza e inizia un percorso incentrato sull’esercizio della meditazione mindfulness per poi passare alla meditazione analitica (meditazione di scuola di tradizione tibetana, del Dalai lama). Attraverso questa modalità e pratica, avviene la svolta nella vita di Clara. Capisce che dentro di lei c’è un mondo infinito di possibilità, che nulla è dato per scontato o dettato, imposto dall’esterno. Sente la possibilità di darsi il permesso di essere ciò che è, così com’è, nella pienezza del suo essere.

Attraverso questa visione Clara capisce che può finalmente dare dignità e coraggio alla vita e attraverso il suo lavoro, il senso.

Da quel momento la sua mente si calma, inizia a vedere il bello e accettare il brutto senza esserne travolta,  capisce quanto potenziale di bellezza esiste dentro di lei e questo l’ha portata ad aprirsi a nuove relazioni e rapporti.

Basta così poco per rendersi conto, improvvisamente, che la vita è bella e vale la pena di essere vissuta.